Quando sono andato a scuola, mi hanno chiesto cosa volessi diventare da grande. Ho risposto “felice”. Mi dissero che non avevo capito l’esercizio e io risposi che loro non avevano capito la vita.
(John Lennon)
Dove c’è stasi non c’è vita!! “La vita è movimento e movimento è vita”. Lo vediamo continuamente intorno a noi nella natura e all’interno di noi, attraverso i cicli circadiani e ultradiani.
Riporto una frase e il pensiero del chirurgo americano Andrew Taylor Still (1828-1917), padre della medicina osteopatica dalla quale J.Upledger sviluppò le tecniche che ora vengono divulgate in tutto il mondo sotto il nome di “Cranio-Sacral Therapy” (Tecnica Cranio Sacrale):
“..noi siamo parte integrante dell’universo, e rispettiamo i cicli naturali. Quello che accade fuori, accade dentro..” “In osteopatia l’individuo è visto nella sua globalità come un sistema composto da muscoli, strutture scheletriche, organi interni che trovano il loro collegamento nei centri nervosi della colonna vertebrale. Ogni parte costituente la persona (psiche ed emozioni incluse) è dipendente dalle altre e il corretto funzionamento di ognuna assicura quello dell’intera struttura: dunque, il benessere”.
Cranio Sacral Therapy (Tecnica Cranio Sacrale) è, come già detto, una tecnica manuale, complementare alla medicina classica.
Tale metodica naturale non prevede l’utilizzo di farmaci e si avvale di un approccio causale e non sintomatico; Per questo valuta la persona nella sua interezza e considera il sintomo come elemento di richiamo di una causa scatenante che può trovare la sua localizzazione anche in un’altra zona rispetto a quella del dolore; in altre parole, questo sta ad indicare, per fare un esempio, che non necessariamente la causa primaria di un dolore al collo risiede nel collo stesso.
La Tecnica Cranio Sacrale può risultare efficace per la prevenzione, valutazione ed il trattamento di disturbi che interessano l’apparato neuro-muscolo-scheletrico, a cui possono però associarsi delle alterazioni funzionali degli organi, visceri e del Sistema Cranio Sacrale.
La massima funzionalità del corpo è legata alla perfezione della struttura portante. La disfunzione è caratterizzata da una zona corporea in cui è andata persa la corretta mobilità. L’organismo reagirà a tale disequilibrio creando delle zone di compenso e di adattamenti corporei non favorevoli al benessere generale dell’organismo.
E’ questo che ci permette e ci incentiva a vedere il corpo nella sua globalità: ad esempio un mal di schiena può essere causato da una vecchia lussazione dell’anca, piuttosto che da una distorsione al ginocchio che hanno alterato il modo di camminare per un determinato periodo di tempo e che hanno portato la colonna vertebrale e la sua muscolatura ad adattarsi e a lavorare male; ecco che quindi il dolore compare come sintomo sulla schiena ma la causa primaria risiede altrove.
Questo è un tipico esempio di causa fisica o meglio, meccanica, ma vi sono cause che vanno da problemi viscerali e fasciali a quelle emotive.
Tra le prime potremmo portare ad esempio un caso in cui un’operazione all’addome con conseguente cicatrice, può portare, attraverso le aderenze che si sviluppano, ad un funzionamento non eccellente dell’intestino o addirittura delle tensioni legamentose che si possono riflettere a cascata sul bacino e poi sulla mobilità dell’anca modificando l’andatura quel poco che basta a far sorgere, nel tempo, un mal di schiena cronico.
Infine (e questo è l’ulteriore passo in avanti che il Dott. Upledger fa rispetto alla visione classica osteopatica) l’equilibrio del nostro corpo può essere condizionato da quelle che sono le cause emotive; molto spesso, emozioni quali odio, rancore, collera, rabbia, ecc, piuttosto che sentimenti di delusione, disprezzo e paure varie, tendono ad essere immagazzinate all’interno del tessuto e ivi risiedere per un tempo indeterminato come se si trattasse di una vecchia ferita.
Ecco che in questi casi la relazione di fiducia che si instaura tra facilitatore e soggetto concede al primo di essere di sostegno e supportare ovunque lo porti il Rilascio Somato-Emozionale dell’utente durante il quale il tessuto si modifica e rilascia le tensioni trattenute; e a quest’ultimo permette di “processare” tutto ciò che può emergere durante il rilascio stesso.
Il facilitatore non è un guaritore, ma il suo ruolo è quello di incentivare il rilascio delle restrizioni che ostacolano le vie di comunicazione nel corpo, e tra corpo, mente e spirito, al fine di permettere all’organismo, sfruttando le proprie potenzialità di guarigione, di raggiungere l’equilibrio e quindi la massima funzionalità = (benessere).