Aspettative-Attaccamento-Sofferenza

Nella nostra “zona comfort”, che il più delle volte ha ben poco di confortevole, ci sentiamo sicuri e “godiamo” di una percezione di quiete interiore anche se in realtà siamo in un vortice tumultuoso di pensieri ed emozioni che cerchiamo e riusciamo spesso a gestire, proprio perché siamo nel conosciuto di quel recinto costruito negli anni. Spesso non ci rendiamo conto che abbiamo inconsciamente sviluppato un attaccamento a tutto ciò che rientra in quella “zona comfort”, anche se in quella dimensione, viviamo situazioni di sofferenza nelle quali ci muoviamo con una certa dimestichezza; sofferenza che pensiamo possa un giorno finire dal momento che, tutto sommato, ci siamo “abituati” alla sua presenza. Pensiamo: “non potrà che andar meglio se tutto rimane come è”. E’ paradossale, ma quel “andrà meglio” che si sviluppa come pensiero di fondo, è proprio legato alla nostra abitudine e al senso di attaccamento nei confronti di quella situazione, per quanto tossica o idilliaca essa possa essere. Ma sappiamo che la vita è cambiamento e nonostante ciò, ci impegniamo a far sì che tutto rimanga così come è resistendo al flusso naturale della vita con inutile spreco di energia.

Ma come facciamo a diventare consapevoli se abbiamo sviluppato attaccamento o meno?

Dobbiamo semplicemente metterci in contatto con le nostre paure o timori ponendoci una semplice domanda: “Ho forse paura di perdere qualcosa o qualcuno che si trova in questo momento all’interno della mia “zona comfort””? Rispondendo a questa domanda potremo osservare quanto quella situazione, quella cosa, quella persona, è stata da noi identificata come parte di noi stessi; ed è per questo che temiamo di perderla.

Accogliere i cambiamenti che la vita inevitabilmente ci mette davanti, compresa la possibilità di  perdere qualunque cosa faccia parte della nostra “zona comfort” ( comprese le idee acquisite e/o personali  o  l’immagine di sé che vogliamo proiettare al mondo), diventa un atto d’amore verso noi stessi  che ci permette di accettare la verità così come è. Da quel momento non ha più motivo di esistere nella nostra mente l’ingannevole illusione del “dovrebbe essere diversamente da ciò che è”;  l’altro dovrebbe essere… per essere amato/a dovrei essere…. Per star bene dovrei …. Se solo fosse diverso…. Ecc

Questa diventa la base non solo per cominciare a coltivare il “non attaccamento”(e quindi a ridurre la sofferenza) , ma è anche il primo passo per manifestare il proprio Sé Autentico e passare dall’Amore condizionato (del come dovrei essere e del come dovrebbero essere gli altri), a quello incondizionato; solo in questo modo potremo dare agli altri ciò che desideriamo veramente ricevere.

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