L’ORIGINE DELLA DISCREPANZA

Come mai se la vita è un processo attivo e i comportamenti di un organismo/essere vivente sono sempre diretti alla conservazione, all’accrescimento e alla riproduzione indipendentemente dagli stimoli o dall’ambiente più o meno favorevole, questa situazione ideale contrasta con l’esperienza di molte persone che vivono spesso in contraddizione con sé stesse, auto-svalutanti e incapaci di far fronte alla vita, in una profonda discrepanza tra la percezione che hanno di sé e quanto sperimentano come organismo vivente?

Inoltre, senza che ne abbiamo consapevolezza, il nostro Giudice Interiore e una lunga serie di convinzioni limitanti, presenti fin dai primi stadi dell’evoluzione dell’essere umano – lavorano alacremente, se così si può dire, per mantenere inalterato lo status quo. Si tratta di un fragile equilibrio che tenta di “mascherare” al mondo ciò che noi pensiamo di essere; se mai dovessimo essere “scoperti” potremmo perdere istantaneamente la possibilità di essere amati e ricontattare le nostre ferite di rifiuto e abbandono che generano ancora molta sofferenza al nostro Bambino Interiore.

L’origine di questa discrepanza ha che fare quindi con le prime esperienze che il neonato vive nel tentativo di soddisfare i propri bisogni di accudimento e protezione.

Se nei primi anni egli è perfettamente allineato con le proprie pulsioni e i propri bisogni, crescendo, man mano che si instaurano subpersonalità a contatto con il contesto sociale, religioso, culturale ed in particolare con le figure di riferimento primarie e il loro modo condizionato di dare Amore, il bambino è portato ad aderire a convinzioni e valori per assicurarsi amore e sopravvivenza.

Il bambino diventa quindi un adulto governato da un sistema di convinzioni che risale all’epoca della sua prima infanzia di cui non è consapevole e non ha mai messo in discussione.

La sua esperienza diretta diventerà qualcosa a cui non dare credito, perché considerata di valore inferiore rispetto ai valori secondo i quali ha imparato a codificare la vita e sé stesso.

L’individuo è così portato a dare la priorità ai modelli introiettati piuttosto che alla sua esperienza e questo origina la discrepanza tra il “sistema organismo” che tende naturalmente alla piena realizzazione e il condizionamento che spinge in un’altra direzione, impedendo di fatto lo sviluppo delle sue piene potenzialità e risorse. Questo intende Rogers quando afferma che “la tendenza attualizzante viene a ripartirsi in due sistemi almeno parzialmente antagonisti nella loro direzione di sviluppo”, definendo questi condizionamenti culturali addirittura “perversioni nei confronti della direzione originaria della tendenza attualizzante”

L’essere umano è complesso, al suo interno coesistono una molteplicità di parti ciascuna portatrice di emozioni, convinzioni e bisogni specifici che spesso vanno a cozzare o addirittura a confliggere. Questa molteplicità se non viene ri-conosciuta e legittimata è spesso origine di quella percezione di separazione e di confusione di cui i clienti nella sessione di counseling sono portatori e nella quale sono totalmente identificati. La maggior parte dell’energia dell’individuo anziché essere impiegata alla realizzazione di sé è impegnata per così a tenere a bada queste parti che alternativamente dominano la scena.

Ecco che la tendenza attualizzante presente in ogni individuo si trova ad essere scissa in tante parti quante sono le sub-personalità: maggiore è il numero delle parti, minore sarà la forza di cui la tendenza attualizzante può disporre per sostenere l’individuo verso la piena realizzazione del suo proposito esistenziale.

Inoltre, essendo ciascuna sub-personalità originata e cristallizzata in seguito ad una distorta percezione della realtà è naturale conseguenza ritenere che la tendenza attualizzante subisca la medesima distorsione.

Il compito principale del counselor è proprio quello di sostenere il cliente nel riconoscere, osservare e accogliere fino ad arrivare ad integrare la molteplicità di cui è portatore: questo processo, a volte lungo e faticoso, permetterà al cliente di liberare un’enorme quantità di energia impegnata a tenere in piedi la struttura (il non Sé) che piano piano si è costruito per garantire la propria sopravvivenza emotiva e che può essere utilizzata per seguire il proprio naturale impulso a fluire nella Vita.

 

 

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